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giovedì 7 giugno 2012

Ne abbiamo s(h)draiati di amplificatori! (trent'anni di rocchenrol)




Ieri sera ricevo un invito inaspettato da un amico.
"Vieni con me stasera! Suonano i <...>* a Carcare".
"Cavoli", penso io, "vengo sì!".
E sono andato.

Non dico che fossi entusiasta all'idea che suonassero proprio i <...>*, però ero felice all'idea di poter assistere ad un concerto live, peraltro di un gruppo italiano famoso e tutto sommato genuino, i <...>*, appunto.


Ero curioso, inoltre, di vedere la location, perchè questo gruppo (non ricordo se l'ho scritto chi erano. Vabbè, comunque erano i <...>*), suonavano in una vetreria.


Appena arrivati, mi rendo conto che le mie stesse aspettative sono condivise da molte alte persone: l'entrata è gremita di spettatori (c'erano anche molte persone della mia età, non solo "sessantottini"), ed il servizio d'ordine faceva addirittura fatica a gestire il traffico sulla strada statale adiacente. Tipo, così:



"La serata si prospetta interessante", penso.
Entriamo.

La location è molto bella, il palco è posto sotto la tettoia di un capannone, come sfondo un muro di bottiglie d'acqua a destra ed a sinistra del palco. Dietro la batteria, uno schermo per la proiezione di immagini.


Ci accomodiamo. Dopo un breve discorso introduttivo del Sindaco, si spengono le luci ed inizia il concerto.


Posso avvertire chiaramente quel brivido che percorre tutti gli spettatori poco prima dell'inizio di un concerto. Le emozioni che vengono frenate, caricate per rimanere in canna, pronte per essere liberate alla prima nota e condivise con tutti gli altri. Bellissimo.




Solo che la prima nota stenta ad arrivare.


C'è infatti un'intro registrata molto lunga, fatta da immagini e musica evocativa.


Poi (saranno possati tre minuti, non esagero), una seconda intro, dove una voce, che scoprirò essere la voce del chitarrista <...>+, "introduce" la serata spiegando il tema dello spettacolo.


Eh vabbè, ho capito. E' un concerto dal vivo: suonate o no?


La risposta è: NO.


O meglio, ALCUNI di loro (sì, proprio loro, i <...>*), hanno suonato durante la serata, ma MOLTI altri no.


Ora, io sono ingenuo. Ogni volta ci casco. Prendo alla lettera il significato delle parole.


Lo so, è un mio grande difetto, ma non riesco a farci niente.


Se mi viene detto, "Vieni a Carcare stasera! SUONANO i <...>*", io penso che andrò ad assistere ad un concerto dal vivo tenuto da professionisti che, saliti sul palco, si sbattono per fare quello per cui sono pagati, che oltre tutto è una tra le cose più belle del mondo, cioè suonare e cantare.


E invece no.


Probabilmente, se ieri sera qualcuno mi avesse osservato nel periodo immediatamente antecedente l'inizio del "concerto" (chiamiamolo così), avrebbe visto un improvviso cambio di espressione dopo circa 30 secondi, nel momento in cui i miei sensi mi hanno mandato questo preciso messaggio (urlando): "CANTA IN PLAYBACK!".


Espressione che è nuovamente cambiata in peggio, trasformandosi da delusione ad incredulità, nel momento in cui, con estremo orrore, i miei sensi mi hanno urlato: "SUONANO in playback".




Suonano. In. Playback.


Io non potevo crederci.


Batterista e tastierista live, chitarre e voce in playback.


Ma come si permette un gruppo di professionisti, in una Nazione decorosa, di presentarsi sul palco e, con quarant'anni di carriera alle spalle, suonare LA CHITARRA in playback?


Tre chitarre: una acustica, (un'acustica IN PLAYBACK! Per fare il giro di DO! Mah..), una elettrica, quella del cantante, che suonava anche quando NON si sentiva alcuna chitarra, ed un'altra elettrica, quella del chitarrista solista.


E qui viene il clou.


Il chitarrista solista, in quanto solista, esegue degli assoli.


Ecco, ieri sera il mio ipotetico osservatore avrebbe potuto osservare un terzo cambio di espressione sul mio viso: dall'incredulità allo sconforto. Con un pizzico di pietà.


Costui (il chitarrista) MIMAVA (male) i suoi assoli registrati.




Di più.


Spesso suonava assoli quando di assoli non c'era traccia (peraltro usando spessissimo i piedi per cambiare gli effetti. Ma che effetti cambi che non stai suonando? Bah..), mentre in alcuni casi si volava di brutto assoli che avrebbe dovuto mimare, ed invece era lì adagiato sul capotasto a fare tonnellate di Re maggiore e La minore (un paio di volte ha voluto esagerare, ad ha mimato addirittura un Do maggiore. Da pelle d'oca).


Un paio di volte gli assoli terminavano con note piuttosto acute, e lui se ne stava tranquillo sul secondo tasto pomellando a casaccio. Per lo meno, in un impeto di amor proprio, durante l'assolo di "Another brick in the wall" si è girato verso il tastierista, nascondendo il misfatto agli occhi degli spettatori...


Ad un certo punto ridevo. Cosa dovevo fare?


Però ero triste. Estremamente triste. Perchè la gente era FELICE. Appaludiva, urlava "Bravi!".


Ma bravi cosa?


E poi, d'improvviso, così, a freddo, arrivano le cover. Beatles, Dylan (Bob), Lennon, Battisti (e figurati se poteva mancare LUI), Pink Floyd (PINK FLOYD!).


Tutte suonate e cantate dal vivo (malino, per la verità, ma quando ho sentito il calore delle corde delle chitarre che, vibrando, emettevano quei suoni imperfetti e la voce che, vibrando, INTERPRETAVA a suo modo le canzoni, mi si è aperto il cuore).


Cioè, questi dal vivo suonano e cantano in playback i loro pezzi (mimandoli male), e suonano e cantano dal vivo le cover? Ma cosa è successo a questo mondo? COSA?!


Assordanti gli applausi al termine del concerto.




Devo quindi credere che tutti non si siano accorti del trucco?


O, peggio ancora, devo credere che a tutti non interessi, e considerino normale esibirsi su un palco (pagati) in playback?


Non so quale delle due alternative mi spaventi di più.


Di sicuro, mi spaventa l'ipocrisia che è la regola principe dei rapporti umani oggi.


E, a questo proposito, devo raccontare un episodio a coronazione della serata.


All'uscita dal concerto, la persona con la quale ho assistito al concerto viene fermato da colui che ha presentato il concerto. Due persone che, come me, hanno sempre vissuto di musica, due appassionati, due "professionisti" della musica. Soprattutto, due persone ONESTE.


Il presentatore chiede, con un grandissimo sorriso compiaciuto stampato in faccia: "Piaciuto?".


Che domanda è? Posta da uno che la musica la VIVE da quarant'anni, non sussiste!


La risposta giusta è: "Piaciuto cosa?".


E, invece, il mio amico risponde: "Molto!".


A domanda ipocrita, risposta ipocrita (ma sarcastica, ovviamente. Cos'altro avrebbe dovuto rispondere? E' proprio la domanda che è SBAGLIATA).


E domani, probabilmente, un altro concerto in playback.


Chissà se altri, come me, reagiranno così. Io spero proprio di sì. Ma, a questo punto, comincio a dubitarne.








Note: *non scrivo il nome del gruppo, anche se osservando con attenzione il simbolo <...>....